«Mi è stato chiesto spesso quale sia stato il segreto del mix di autorevolezza e di fascino che emanava Nilde Iotti. Pensando al rispetto e all’ammirazione rivolti alla sua figura, ho sempre creduto che il segreto – se così si può chiamare – fosse da ricercare nella sua personalità e nella sua biografia. Una personalità costituita da molteplici elementi: il rigore, la discrezione, il coraggio (anche in polemica con il suo partito), la disponibilità ad ascoltare tutti, il fiuto nel cogliere il nucleo delle cose e, non ultima dote, la serenità ovunque e comunque. Il fascino emanava senz’altro dalla sua storia personale: l’infanzia e la giovinezza trascorse nella povertà, con un padre cacciato dalle ferrovie e che l’aveva lasciata orfana a tredici anni, e una madre costretta a fare la lavandaia; la tenacia e il successo negli studi (studiò in scuole gestite da religiosi e poi all’Università Cattolica di Milano: “meglio preta che fascista”, aveva detto suo padre). E poi, ancora, il coraggio con cui affrontò nella sua Reggio Emilia i mesi della lotta partigiana, la scelta di iscriversi al Pci e di impegnarsi immediatamente nella lotta politica dopo la Liberazione, la tenacia con cui difese il suo rapporto con Palmiro Togliatti. Può apparire paradossale, ma fu solo dopo la morte del suo compagno, nel 1964, che la stella Nilde Iotti poté cominciare a brillare»
Giorgio Frasca Polara