Più che la memoria del fascismo storico, mussoliniano, Pasolini è però legato negli anni della
maturità all’elaborazione di un pensiero originale che al fascismo ricollega dinamiche
storiche ben successive al Ventennio. Si può dire che non vi sia articolo o saggio di quegli anni in cui non s’interroghi sul significato del fascismo, e dello stesso termine «fascista».
Per esempio, e con insistenza, nella rubrica Dialoghi con Pasolini tenuta su «Vie Nuove» a partire dal 1960 (la direttrice Maria Antonietta Macciocchi lo aveva scelto proprio per «uscire dal vecchio guscio culturale in cui la morale e il fascismo hanno racchiuso tanta parte delle coscienze e delle menti»).
Ogni appiglio è buono per mettere in guardia dai rischi di omologazione di una società piegata sui valori del consumismo, per la quale Pasolini non esita appunto a parlare di un “nuovo fascismo”:
«L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo,
moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa
marcescenza, è, ora, il fascismo… Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue
forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come
normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo
brutalmente egoista di una società».
Pasolini – Ipotesi di raffigurazione
€ 30
A cura di Marco Delogu
Testi di Andrea Cortellessa, Silvia De Laude
Fotografie di
Elisabetta Benassi, Jacopo Benassi, Plinio De Martiis, Pino Musi, Sabrina Ragucci, Giovanna Silva
Lingue: ITA/ENG (ISBN: ); ITA/SPA (ISBN: )
80 pagine; 16 fotografie in bianco e nero e 43 fotografie a colori
Disponibile